Il malfunzionamento della tiroide interessa 1 donna su 4 nel corso della vita e, nella maggior parte dei casi, si manifesta negli anni della fecondità. Se consideri che la tiroide produce gli ormoni da cui dipende l’ovulazione e, di conseguenza, la regolarità del ciclo mestruale, puoi già intuire quanto possa fare la differenza essere in eutiroidismo quando si cerca una gravidanza.
Esiste, dunque, una connessione tra tiroide e fertilità femminile? La risposta è sì. Vediamo che ruolo ha nel concepimento e nella prosecuzione della gravidanza.
Tiroide e concepimento: il malfunzionamento può impedire la gravidanza
La tiroide produce nella donna due ormoni importanti per la riproduzione: l’ormone T3 (triiodotironina) e l’ormone T4 (tiroxina), che hanno un ruolo centrale nello sviluppo di ovaie e ovociti. A loro, si aggiunge il TSH (tireotropina), i cui livelli nel sangue ci indicano se la tiroide sta funzionando o meno correttamente.
Quando una paziente decide che è arrivato il momento di una gravidanza, consiglio sempre di sottoporsi a esami del sangue per capire i livelli ormonali dipendenti dalla tiroide. Alcune patologie correlate alla ghiandola endocrina possono essere causa di infertilità femminile o avere conseguenze sulla gravidanza, sia per la mamma che per il feto. Le più comuni sono l’ipotiroidismo, l’ipertiroidismo e la tiroidite di Hashimoto.
Ipertiroidismo e fertilità femminile: un ostacolo al concepimento
Colpisce circa il 2-3% delle donne e comporta una produzione di ormoni T3 e T4 superiore ai valori normali. L’ipertiroidismo si presenta con sintomi come la perdita di peso, la tachicardia, l’ansia, la stanchezza e l’irregolarità mestruale e proprio questa ci interessa indagare. Se hai un ciclo irregolare potrebbe essere colpa della tiroide: accertare la causa aiuterà il medico a prescriverti le giuste cure e normalizzare il tuo livello ormonale, facilitando il concepimento.
Se invece soffri di ipertiroidismo, ma non ne sei consapevole, potresti andare incontro a una gestazione con complicanze come:
- parto pre-termine;
- distacco di placenta;
- ipertensione gestazionale;
- iper o ipotiroidismo fetale.
Per evitare l’insorgere di problematiche, è sempre bene monitorare il livello di ormoni nei mesi precedenti una gravidanza, se cercata e pianificata.
Ipotiroidismo, fertilità e concepimento
Contrariamente all’ipertiroidismo, l’ipotiroidismo vede un dosaggio ridotto di ormoni T3 e T4 nel sangue. La tiroide non è sufficientemente attiva e porta la donna ad accusare sintomi come gonfiore al volto e alle palpebre, stanchezza, depressione, capelli fragili e, ovviamente, ciclo mestruale irregolare e abbondante.
Un ciclo in perenne anticipo o ritardo comporta continui slittamenti di ovulazione, a cui si aggiunge un basso livello di ormoni sessuali direttamente controllati dalla tiroide. Ecco perché anche l’ipotiroidismo è associabile a infertilità femminile. Se non ci sono ulteriori cause evidenti o idiopatiche, una cura a base di iodio e levotiroxina può finalmente risolvere gli impedimenti al concepimento.
Quando, invece, la gravidanza avviene spontaneamente in ipotiroidismo, potrebbero insorgere le stesse complicanze già viste in una sovrapproduzione ormonale:
- parto pre-termine;
- distacco di placenta;
- ipertensione gestazionale;
- iper o ipotiroidismo fetale.
Il motivo risiede nel fatto che è la mamma nei primi tre mesi di gravidanza a fornire al feto l’ormone tiroideo di cui ha bisogno fino alla formazione della ghiandola nel bambino. Una carenza ormonale potrebbe, dunque, comportare problemi nel corretto sviluppo del feto.
Tiroidite di Hashimoto e gravidanza: una condizione ereditaria
La tiroidite di Hashimoto è una forma di ipotiroidismo autoimmune, di natura ereditaria, che ha le stesse influenze sulla gravidanza descritte per l’ipotiroidismo. Anche in questo caso un’adeguata cura con levotiroxina può compensare la carenza di ormoni e favorire sia uno stato di benessere necessario al concepimento, sia una gravidanza serena.
Le donne con tiroidite di Hashimoto hanno una probabilità più alta di partorire figli con problematiche cognitive, dei reni o del pancreas, tutte conseguenze evitabili con una terapia personalizzata.
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